giovedì 19 novembre 2015

il dono del rancore - un libro di Tappatà Laura

vorrei mettere ordine tra i pensieri e le emozioni che leggere la recensione di questo libro mi ha suscitato.
solo la recensione! e un'intervista alla scrittrice.
io non so se comprarlo o no, ma a questo punto quasi quasi lo voglio.
è fantastico.
si parla di rancore. dopo una ferita, un tradimento di un ideale o il crollo di alcuni progetti di vita, si provano emozioni molto distruttive, chi più chi meno, ciascuno di noi ha sperimentato qualcosa del genere nel corso della sua vita.
dapprima l'incredulità, poi lo sgomento, poi la disperazione, poi la rabbia.
poi, e noi italiani che siamo imbevuti di religione cristiana ne sappiamo qualcosa, arriva il perdono, che risolve e sana ogni ferita, e in parte questo è anche vero. perdonare aiuta chi perdona, serve ad accettare che il torto subito ci ha comunque migliorati, vissero in pratica tutti felici e contenti.
autoriferendomi, però, mi sono chiesta come mai, sebbene il perdono nei confronti del mio ex marito sia finalmente giunto, di notte, nei sogni, nel dormiveglia, o nell'ubriachezza, mi capita ancora di ribollire di rabbia.
la spiegazione che mi davo era duplice: da un lato, pensavo, sono una cristiana poco brava perché il mio perdono è imperfetto.
dall'altro, forse ho perdonato la persona sbagliata: non è lui che dovevo perdonare, bensì me stessa, di averlo amato così ciecamente e ottusamente.
e però non ne venivo fuori. perdonare sé stessi, è una cosa potenzialmente meravigliosa. per fare questo io devo uscire da me stessa, considerarmi come un'altra, e dirmi "io ti perdono, cara betta".
cosa che ho fatto ma non è che avesse sortito questi grandi effetti., e ancora non capivo perché. forse adesso un barlume del perché non  funzionasse adesso l'ho afferrato.
non funziona, no, per niente. perché perdonare me stessa significa rinnegare un sentimento naturale, e ovvio, come il rancore. significa volerlo sradicare senza accettarlo e senza darci dignità.
avete presente, quando qualcuno è accanto a voi e voi gli raccontate un vostro problema? e quando avete finito di parlare, lui vi risponde "non pensarci"?
ecco io mi sentivo così, ma come faccio a non pensarci se ci sto pensando? posso guarire da una ferita, ma se quella ferita mi ha lasciato sciancata, sciancata comunque resto e mi incazzo, perché prima sciancata non ero!
il rancore in realtà porta ciascuno di noi a prendere contatto con il lato passionale di noi. non è che si guarisce sempre, se per guarire intendiamo il tornare come prima. a volte si torna con una marcia in più anzi direi praticamente sempre, ma come in ogni cambiamento ci si lascia necessariamente qualcosa indietro, qualcosa per la strada lo si perde, per esempio l'innocenza, che evapora sulla strada e non torna mai più.
eccolo lì, il rancore, una passione che muove il mondo., è brutto, ma esiste. è vero, oh, se è vero.
e non deve per forza passare. al massimo ci può rendere più creativi, al massimo fa migliorare il nostro umorismo, che diventa più macabro, più scuro, più scanzonato, più completo.
ma chi lo ha detto che il rancore deve essere per forza enucleato dal nostro cuore?
detta così sembra quasi un'amputazione.
io il rancore ce l'ho e non sono un mostro, perché ce l'hanno anche tanti altri. e non solo: io non sono un mostro se lo lascio lì assieme all'amore per emme, assieme al perdono per il mio ex, assieme alla voglia di dimagrire ai peli dei miei gatti e all'odore di soffritto che impregna la mia casa.
è una mia caratteristica, è normale, e sarei più MOSTRO se cercassi di fingere che non ci sia. perché in qualche maniera uscirebbe e in forme molto ma molto più distruttive di così.
quindi non pensarci? e no, io ci penso eccome.
perdonare? come posso perdonare una cosa che non è perdonabile?
occorre invece accettare di provarli, certi sentimenti così brutti.
non c'è altro da fare.
lo compro.


3 commenti:

  1. Intanto bellissimo il colore di sfondo che non mi distrugge più la retina ogni volta che leggo un post.
    Secondo...a volte perdonare è più facile che accettare e da meno risultati. Io non riesco bene a perdonare. Ma mi sforzo di accettare quello che è successo, con le implicazioni del caso. E' successo, è andata, non lo posso cambiare. Guardo avanti.
    E così è più "facile" perchè non mi devo costringere a perdonare cose che non voglio perdonare perchè hanno fatto troppo male. Non mi sento un mostro, solo molto umana.

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  2. eh si giorgia. però il guardare avanti se non c'è almeno il punto fermo di essere riusciti a digerire non è per me praticabile. come mettermi in cammino ad alta quota dopo essermi mangiata polenta e salsiccia, epr dire. mi rendo conto di aver avuto tempi giurassici. ma chissà, un passetto avanti lo devo aver fatto! grazie per i complimenti sul colore, in effetti si legge meglio ora! buona giornata

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    1. L'importante sono i passi avanti. meglio piccoli che inesistenti!

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