lunedì 23 novembre 2015

storia di un salvataggio

alle ore 23:30 di giovedì per me è iniziata una maratona di 20 ore di risate ininterrotte.
suona il cellulare di emme, era suo fratello che lo chiamava con un numero sconosciuto. "emme" ha detto "scusa l'orario, sono in birreria e mi è scivolato il cellulare nel water. non è che avresti un cellularino di riserva da prestarmi domani?"
io stavo dormicchiando e emme pure, emme mi sveglia e mi racconta questa cosa. mi metto a ridere, decidiamo di uscire in terrazzino per una sigaretta, ed ecco la scoperta: sul terrazzo c'era un colombo. ma non un colombo nero e brutto come quelli infestanti di Venezia, bensì bellissimo. candido. e con l'anellino alla caviglia.
che si fa?
io ed emme ci guardiamo, cerchiamo di separare il colombo dai gatti, e ci colleghiamo al sito della Lipu dove consigliano di chiamare il numero 24h 1515, della guardia forestale.
il ragazzo gentilissimo che ci risponde ci suggerisce di mettere il piccolo in sicurezza e l'indomani di chiamare la polizia provinciale, addetta al recupero della fauna selvatica.
il colombo non sembra ferito, ma non riesce a volare.
lo lasciamo lì e andiamo a dormire. il giorno dopo io vengo a padova a lavorare e emne chiama la polizia provinciale che dice "questo non è selvatico non è di nostra competenza" allora chiama il comune che dice "se non è morto non è di nostra competenza"
a me viene un flash: un paio di anni fa con un amico incontrato per caso una sera, io ed emme abbiamo avuto una bellissima conversazione sui chiurli.
perché questo nostro amico, o meglio conoscente, tra le varie cose che fa è l'INANELLATORE DI UCCELLI. mette l'anellino sul piedino e studia le migrazioni. bé poi lui si occupa anche di salvataggio degli alberi delle città della provincia, e fa la conta dei pipistrelli nelle grotte.
il problema è che questo non è proprio un amico, in realtà è un amico di mia cugina.
sento mia cugina e mi faccio dare il numero di questo qua.
che arrabbiato nero perché era in ferie fortunatamente mi risponde.
e mi consiglia di leggere l'anellino col numero del piccolo colombo, che siccome è tanto carino io ed emme battezziamo Cirillo.
nel frattempo i nostri amici parenti e colleghi hanno tutti da dire la loro: chi suggerisce ricette di colombo e polentina, chi dice "è bello, chiedi il riscatto", chi si inalbera con la Lipu con la polizia provinciale e con il comune, chi azzarda ipotesi sulla razza del volatile: un merlo albino, un colombo di Mittelhausen? e chi suggerisce di liberare i gatti e vedere che succede.
girano foto su whatsapp, emme sistema il colombo dentro casa nel trasportino dei gatti, accanto al termosifone perché tremava dal freddo, con l'aiuto di Luciano l'operaio rumeno che sta sistemando degli appartamenti in condominio, e che si propone come adottante del colombo.
insomma la morale della storia è che:
la matricola del volatile l'ho decifrata con l'aiuto del database online che scheda i volatili inanellati. Cirillo è un colombo viaggiatore da gara che appartiene all'associazione colombofila di un paese vicino. collegato alla sua matricola trovo il cellulare del presidente dei colombofili. ci diamo appuntamento in stazione, io emme e il presidente e naturalmente Cirillo, che a quanto pare è solo molto molto debole perché a volte capita che un colombo viaggiatore perda la bussola e si perda e giri per mesi in cerca della sua casa. senza più di tanto mangiare e stare al calduccio.
facciamo il passaggio del colombo
ci facciamo spiegare come funziona un'associazione colombofila
e alla fine, sapendo Cirillo al caldo e al sicuro, andiamo a berci una birra e raccontare agli amici la fantastica avventura
io credo di non essermi mai divertita tanto!
ciao Cirillo, riprenditi!

PS. emme. chi salva una vita, salva il mondo intero, lo sai?
PPS: eccovi Cirillo. io non dico bugie!


giovedì 19 novembre 2015

il dono del rancore - un libro di Tappatà Laura

vorrei mettere ordine tra i pensieri e le emozioni che leggere la recensione di questo libro mi ha suscitato.
solo la recensione! e un'intervista alla scrittrice.
io non so se comprarlo o no, ma a questo punto quasi quasi lo voglio.
è fantastico.
si parla di rancore. dopo una ferita, un tradimento di un ideale o il crollo di alcuni progetti di vita, si provano emozioni molto distruttive, chi più chi meno, ciascuno di noi ha sperimentato qualcosa del genere nel corso della sua vita.
dapprima l'incredulità, poi lo sgomento, poi la disperazione, poi la rabbia.
poi, e noi italiani che siamo imbevuti di religione cristiana ne sappiamo qualcosa, arriva il perdono, che risolve e sana ogni ferita, e in parte questo è anche vero. perdonare aiuta chi perdona, serve ad accettare che il torto subito ci ha comunque migliorati, vissero in pratica tutti felici e contenti.
autoriferendomi, però, mi sono chiesta come mai, sebbene il perdono nei confronti del mio ex marito sia finalmente giunto, di notte, nei sogni, nel dormiveglia, o nell'ubriachezza, mi capita ancora di ribollire di rabbia.
la spiegazione che mi davo era duplice: da un lato, pensavo, sono una cristiana poco brava perché il mio perdono è imperfetto.
dall'altro, forse ho perdonato la persona sbagliata: non è lui che dovevo perdonare, bensì me stessa, di averlo amato così ciecamente e ottusamente.
e però non ne venivo fuori. perdonare sé stessi, è una cosa potenzialmente meravigliosa. per fare questo io devo uscire da me stessa, considerarmi come un'altra, e dirmi "io ti perdono, cara betta".
cosa che ho fatto ma non è che avesse sortito questi grandi effetti., e ancora non capivo perché. forse adesso un barlume del perché non  funzionasse adesso l'ho afferrato.
non funziona, no, per niente. perché perdonare me stessa significa rinnegare un sentimento naturale, e ovvio, come il rancore. significa volerlo sradicare senza accettarlo e senza darci dignità.
avete presente, quando qualcuno è accanto a voi e voi gli raccontate un vostro problema? e quando avete finito di parlare, lui vi risponde "non pensarci"?
ecco io mi sentivo così, ma come faccio a non pensarci se ci sto pensando? posso guarire da una ferita, ma se quella ferita mi ha lasciato sciancata, sciancata comunque resto e mi incazzo, perché prima sciancata non ero!
il rancore in realtà porta ciascuno di noi a prendere contatto con il lato passionale di noi. non è che si guarisce sempre, se per guarire intendiamo il tornare come prima. a volte si torna con una marcia in più anzi direi praticamente sempre, ma come in ogni cambiamento ci si lascia necessariamente qualcosa indietro, qualcosa per la strada lo si perde, per esempio l'innocenza, che evapora sulla strada e non torna mai più.
eccolo lì, il rancore, una passione che muove il mondo., è brutto, ma esiste. è vero, oh, se è vero.
e non deve per forza passare. al massimo ci può rendere più creativi, al massimo fa migliorare il nostro umorismo, che diventa più macabro, più scuro, più scanzonato, più completo.
ma chi lo ha detto che il rancore deve essere per forza enucleato dal nostro cuore?
detta così sembra quasi un'amputazione.
io il rancore ce l'ho e non sono un mostro, perché ce l'hanno anche tanti altri. e non solo: io non sono un mostro se lo lascio lì assieme all'amore per emme, assieme al perdono per il mio ex, assieme alla voglia di dimagrire ai peli dei miei gatti e all'odore di soffritto che impregna la mia casa.
è una mia caratteristica, è normale, e sarei più MOSTRO se cercassi di fingere che non ci sia. perché in qualche maniera uscirebbe e in forme molto ma molto più distruttive di così.
quindi non pensarci? e no, io ci penso eccome.
perdonare? come posso perdonare una cosa che non è perdonabile?
occorre invece accettare di provarli, certi sentimenti così brutti.
non c'è altro da fare.
lo compro.


martedì 17 novembre 2015

quella voglia di annotare pensieri, sapete. e anche di criticare.

quella che ti viene anche se non hai niente di definito da scrivere, e che è la responsabile dell'intasamento del web. quella che spesso fa scrivere ai più, anche come messaggio di stato di fb, "quante str*****e riesce a dire l'italiano medio normalmente".
ecco.
io stavo riflettendo proprio su questo, in una pausa da lavoro, e ho digitato su Google per curiosità la frase "descrizione di una persona stupida".

sono incappata in un blog, che non linko, un blog di una certa pretesa, scritto da una signora non più tanto giovane. il post in questione spiegava come relazionarsi con una persona non toppo intelligente.
come al solito però, il ritratto della persona non troppo intelligente corrispondeva sostanzialmente con la sottoscritta, ma essendo superata ormai la fase premestruale ho stretto i denti e ho proseguito la lettura. dell'intero post, e anche di qualche altro in questo blog.
l'autrice ad un certo punto narra di essere stata presentata, ad una festa, ad una persona, una donna, che non faceva altro che parlare dei suoi amanti, tutti uomini che contano. delle sue malattie. che civettava, che era ormai vecchia e brutta, e sfatta, che si vantava di qualità che non aveva, tanto che il dubbio mi è sorto: ma vuoi vedere che questa festa è durata trentasette anni? cioè, l'autrice del blog descrive questa persona conosciuta ad una festa con una dovizia di particolari che le ipotesi che mi sono venute in mente per spiegare l'arcano (ad una festa se uno ti sta sui cogl... ehm... sui cabbasisi in genere non ci resti assieme così a lungo da venire a sapere così tante cose sul suo conto) sono le seguenti:
1) la donna conosciuta alla festa è sua sorella
2) la donna conosciuta ad una festa è immaginaria
3) la donna conosciuta ad una festa è lei stessa
ho trovato acrimonia, specie nei confronti delle donne, nonostante il blog si proponga di essere un supporto ed una guida per le donne che hanno superato una certa età, per tornare di nuovo a sedurre, a comportarsi con eleganza, ad essere delle vere Signore insomma. ma se vuoi che una sia una vera Signora non puoi istigarmela all'odio, figlia mia. nei confronti poi, di categorie di donne etichettate con la cucitrice.
una menzione particolare va al concetto di "gatta morta", che, sostiene l'autrice, è sempre minuta bassa e tendenzialmente bionda, al massimo castana. mai rossa o bruna DI CAPELLI.
un concetto occamistico, direi. anzi, lombrosiano. In base alla statura, alla corporatura, alla pigmentazione, riesci a determinare il gattamortismo di una donna.
una sequela senza fine di luoghi comuni. sulle bionde sulle cozze sulle vecchie, sull'eleganza, sui costumi moderni così privi di buon gusto. eccetera eccetera eccetera.
una così viene a dare lezioni di come ci si deve rapportare con una persona poco intelligente.
Perché?
la risposta non la conosco, ma il sapore che sentivo in bocca leggendo era l'amaro del sangue di una ferita della quale non ci siamo neanche accorti.
e l'acido di una donna che porta un fardello di anni e deve dimostrare di essere non ancora ingobbita dalla tristezza e dalla vecchiaia.
è per questo
che in questo blog mi sfogo, ammetto le mie debolezze, mi spoglio proprio della maschera a costo di sembrare infantile, non me ne frega, ma proprio no, e non do lezioni ad anima viva. non voglio essere come la povera donna in questione, che sicuramente fa un mestiere prestigioso e sarà SICURAMENTE meglio di come appare da ciò che scrive.
mi ha fatto molta tristezza.
non l'ho commentata.
non so se avrei dovuto.


OH, a meno che non fosse un FAKE. in quel caso, i miei complimenti