mercoledì 28 gennaio 2015

ieri sera ho investito una nutria

ma non ne sono sicura al 100%. ero scesa dal treno e stavo tornando a casa, la stradina della stazione è buia e avevo appena disappannato il parabrezza. l'ho vista era una sagoma sull'asfalto. sdraiata, forse già morta. ma forse invece no. ho rallentato e incrociato le dita, spostati togliti cazzo togliti. non si è tolta. le sono passata sopra. ho frenato (non avrei fatto in tempo comunque a frenare, ho rallentato bruscamente ma frenato no, non potevo) mi sono fermata in mezzo alla strada con le quattro frecce. una nutria? o un gatto? o un cane?
era una nutria, ormai morta. in una posizione diversa da prima. chiamare soccorsi sarebbe stato inutile. sono tornata a casa agghiacciata, potrei essere stata io. poteva essere un gatto. ma non cambia niente. non si ammazzano le creature. gatti o nutrie. uguale.
sono tornata a casa e avevo la gola chiusa in un groppo ruvido e ho abbracciato emme e anche i miei gatti, li ho stretti forte a me. al posto della nutria potevano esserci loro quando ancora non li avevano catturati dalla strada.
questa mattina alle sette e mezza sono passata per lo stesso punto. il povero corpicino era ancora lì. abbandonato. un po' di sangue, non tanto. una coda tristissima, priva di vita.
non mi passa la tristezza di aver forse ucciso, se non ho ucciso e fosse stata viva l'avrei comunque fatto, quindi di fatto è come se avessi ucciso io.
non se ne va il pensiero alla povera nutria.
questa mattina ho letto questo
http://www.all4animals.it/2013/11/28/milano-storia-di-hope-nutria-investita-soccorsa-e-liberata-con-tutto-lamore-del-mondo/
l'avrei fatto? io?
mi guardo dentro e penso di no.
e invece avrei dovuto.
le nutrie fanno fuori gli argini della nostra campagna scavandoci le loro tane. le nutrie si sono diffuse con prepotenza dopo che la moda delle pellicce di nutria è scemata e le gabbie degli allevamenti si sono aperte. e adesso sono infestanti e dannose per l'ecosistema. ma la nutria che ne sa? lei è erbivora, per nulla aggressiva e al massimo è distratta e si fa investire e niente di più. ti si sfascia la macchina se la investi ed è particolarmente grande, ma a lei sicuramente è andata peggio, fareste cambio con lei? meglio 4.000 € di danni all'auto o rimetterci la vita?
io spero che dal cielo le arrivino le mie scuse. anzi spero di no, che adesso lei sia in cima al mondo delle nutrie, in un posto migliore di questo e senza auto che la investano. e che le mie scuse non le senta proprio e non senta più niente di questo mondo di merda.

venerdì 23 gennaio 2015

l'ortica il limone e l'artrosi

il mio ginocchio sta passando un buon periodo. dopo un intervento di ricostruzione LCA riuscito non troppo bene, un secondo di limatura della condropatia, ho iniziato a soffrire di artrosi. gonoartrosi femoro-rotulea. la mia cartilagine è consumata e le ossa sfregano una contro l'altra. a volte mi sono fermata da lavoro per una settimana intera e zoppicavo vistosamente.
ma siccome la speranza è l'ultima a morire e se dovessi diventare davvero mamma non è carino che io sia anche zoppa, ho iniziato a piantarla con gli OKITASK come piovesse. ho decisamente ridotto il consumo di caffé (da 8 al giorno a 1 al giorno, sono brava dai) e ho iniziato a fare due semplicissime cose:
due limoni spremuti ogni mattina
una tisana all'ortica da mezzo litro ogni mattina
queste cose servono a prevenire il dolore e stanno incredibilmente funzionando.
certo, oltre all'ortica ci vorrebbero anche altre piante, e la tisana dovrebbe essere di un litro e mezzo, ma il mio thermos tiene solo mezzo litro.
e me lo porto a lavoro.
da mesi sto meglio, il ginocchio è solo un po' arrugginito alla mattina presto, magari un po' peggio quando fa particolarmente freddo, quelle giornate col ghiaccio sul parabrezza per dire. ma facendo due passi a velocità spedita mi passa.
mi aiuta a controllare la fame, mi sento meglio, ho più energie e più voglia di fare, anche se il venerdì in ufficio la voglia di fare non è mai proprio travolgente, come oggi, difatti sto scrivendo qui. me lo permetto però, perché ieri nonostante la notte insonne ho portato avanti un lavoro che andava evaso in otto giorni e che io vo svolto dalla A alla Z in tre sole ore. ho la scrivania immacolata. ho evaso anche le pettole quelle che lasci sempre lì perché proprio non ti va. il counter del mio scanner segnava 1400 pagine.
io spero che funzioni e che vada tutto bene. che sia davvero l'inizio di una nuova storia da raccontare, come dicevo qualche post fa.
certo smettere di fumare e di bere sarebbe un ulteriore passo avanti ma alle sei e quaranta arrivo a casa da lavoro e la prima cosa cui penso è prosecco, la seconda è sigaretta, perché sono esausta e sono le mie coccole.
ci si consola anche con la cioccolata peccato che a me la cioccolata proprio non vada giù. non mi piace il sapore. e non mi da quello stordimento che solo l'alcol e la temporanea anossia da nicotina e catrame sanno darti.
lo so che sbaglio.
ma tanto sbaglio tante cose.

giovedì 22 gennaio 2015

sono stralunata?

faccio cose che forse non sono in tanti a fare. ad esempio ho spesso necessità di parlare da sola. chi vive con me, i genitori prima, poi il primo convivente, ora emme, se ne sono accorti.
quando parlo da sola so che sto parlando da sola ma immagino un interlocutore.
talvolta rivivo qualcosa che mi ha colpito molto nel corso del recente passato, è il classico di quando vado a fare la doccia. una scena di lavoro per esempio, un battibecco dove mi sembra di non aver risposto nella maniera più giusta, un complimento che non ho fatto e che mi viene in mente solo troppo tardi.
mi studio, mi giudico, e mi illudo, perché no, di avere un'altra possibilità.
un altro caso è quando faccio le prove per un qualcosa che verrà. un colloquio di lavoro, una trattativa, qualche incontro importante, anche non necessariamente prefissato. che farei, che direi, se incontrassi per caso la tale persona?
sono prove inutili ma che mi permettono di avere l'impressione di controllare meglio il futuro.
inutili perché comunque vadano le cose, non saranno mai come ce le eravamo immaginate.
ma la psicomachìa che combatto da sola mi è d'aiuto per gestire meglio le mie emozioni, per sopirle altrimenti potrebbero prendere il sopravvento.
a pensarci bene forse sarebbe meglio, però, che le emozioni si impadronissero di me. sarei più diretta, più spontanea. anni fa una psicoterapeuta mi ha detto che ho un atteggiamento ambiguo. io lo definisco spaventato e prudente. certo non mi trovavo granché bene con quella psicoterapeuta, aveva frasi molto taglienti nei miei confronti, magari lo faceva per darmi una svegliata ma la sua insensibilità era pachidermica. e io mi rinchiudevo ancora di più nel mio mondo.
non so farne a meno, di parlare da sola. lo faccio a voce alta. lo faccio per strada, a casa, dappertutto. come la pazza del villaggio, a volte sono stata anche scoperta da dei passanti.
altre volte lo faccio anche solo perché mi sento sola o perché mi è venuta in mente una storia divertente che vorrei raccontare a qualcuno che non c'è.
parlo del più e del meno.
dei chioggiotti, del tempo, dei miei gatti, di ricette in cucina.
altre volte ancora mi confondo e non so se la cosa te l'ho detta mentre c'eri o mentre non c'eri e la realtà sfuma nella recita e la recita sfuma nella realtà.
penso che dovrei preoccuparmi. ma non ne ho proprio voglia. di precoccuparmi.

lunedì 19 gennaio 2015

con un groppo in gola

Oggi va così, e no non possono essere gli ormoni secondo i miei calcoli dovrei essere a poco dopo metà ciclo quindi no, non è SPM.
oggi mi viene da piangere, per la troppa incontenibile emozione.
ieri sera ho scattato una foto a emme mentre impastava la pizza con l'impastatrice. da qualche ora lo vedevo particolarmente bello, sarà stata forse la nebbia che per tutta la giornata ci ha convinti a restare a casa a coccolarci e dormicchiare. ma il suo sorriso di ieri sera aveva qualcosa di talmente luminoso e gentile e avvolgente che volevo fotografarlo per poterlo vedere anche oggi, che è lunedì e sono tutto il giorno nel mio lontano ufficio (tugurio).
è venuta così bella, quella foto, che l'ho impostata come sfondo dello smartphone. ogni volta che controllo che ore sono schiaccio il bottone e vedo emme che sorride. nella nostra cucina. e mi viene da piangere. lo vedo felice con gli occhi neri e buoni e i suoi capelli neri neri e ricci, la sua felpa blu. quel modo un po' impacciato di tenere la testa e il collo, come se fosse appena sbarcato da un lungo viaggio in nave e avesse bisogno di sgranchirsi e fosse felice di essere finalmente arrivato.
avevo appena ritrovato il campanellino del gatto tesla, che ogni tanto si infila sotto al divano. tesla lo perde giocando, miagola un po', non riesce a prenderlo poi fa spallucce e gioca con qualcos'altro; quando glielo ritrovo però il gatto è entusiasta e per tutta la casa si sente scampanellare che neanche le renne di babbo natale scampanellano così tanto. Tesla ha persino imparato a riportarmelo quando glielo tiro.
con la foto il discorso c'entra perché avevo appena ritrovato il campanellino e si sentiva DINDINDIN DINDIDNDIN e io ed emme ridevamo di felicità. il campanellino ci mette sempre di buon umore, anche se magari di notte no, ma era sera e stavamo impastando la pizza. emme sorride e dal suo viso raggiante si può, concentrandosi, sentire quel campanellino.
la mia commozione è pazzesca. ricordo il profumo del forno che si scalda e l'odore della farina. sento il campanellino suonare. vedo gli occhi scintillanti di emme. la nostra cucina di legno dove poche ore prima ci eravamo amati, la tavola di legno per impastare che mi ha fabbricato mio padre e la luce del lampadario riflessa sul vetro, gli sgabelli sullo sfondo, l'atmosfera gialla arancio.
mi accade spesso di farmi mille domande su di che qualità sia questo amore: le convenzioni sociali, delle quali volente o nolente sono figlia anche io, mi imponevano, allora, di aspettare un ragionevole periodo di lutto dopo la separazione prima di innamorarmi di nuovo.
ma è passato un treno.
e se non ci salivo lo avrei perso per sempre.
l'ex marito l'ho amato ogni giorno con dolore, con soggezione, con angoscia. emme lo amo con tenerezza e un nodo in gola che non so spiegare. la sintonia tra di noi è enorme, ci capiamo all'istante, sentiamo le stesse cose e i nostri cuori sembra che battano lo stesso ritmo.
non si fa, non si devono fare paragoni, mai. me lo vieto. così come mi vieto di pensare alle convenzioni sociali con così tanta ossessione, ma le cose escono da portone e rientrano dal retro, camuffate e con altri documenti, ecco cosa succede quando mi impedisco qualcosa.
succede che mi sento in colpa e ingigantisco cose altrimenti piccole e anche belle tutto sommato.
guardo questa foto.
e cerco di godermi il batticuore.
senza dovermi chiudere in bagno a ricomporre la mia faccia.
non so l'amore che cosa sia, non lo saprò mai, non lo sapremo mai, semplicemente perché è troppo vicino e ci siamo immersi fino al collo, impossibile darci una definizione.

mercoledì 14 gennaio 2015

una storia nuova da raccontare

mi sono stufata, sinceramente. di continuare a ripetere con ossessione ossessiva la mia storia da sola sotto la doccia. oppure in auto al mattino. oppure in terrazzo da sola.
mi sento avvolta in una rete e più mi agito più la rete si stringe.
le cose ci sarebbero, le vicende del riscaldamento di casa mia ad esempio, tragicomiche. scopro di vivere in un bene culturale, tanto per cominciare, tralicci dell'alta tensione e casello autostradale in bella vista. incidenti davanti al fruttivendolo. però ragazzi, bene culturale, se entrate pagate pure il biglietto. bella storia.
una storia nuova.
oppure potrei anche parlare di tesla e pascal, i miei due gatti giganti, fratelli gemelli diversi, belli da schianto e simpatici come due sagome.

invece il filo spinato dei pensieri mi si arrotola attorno al collo così, a tradimento.
perché questo è il blog della tristezza. e dell'autocommiserazione.
però francamente mi sono rotta.
una volta avevo altri blog. il primo di tutti in assoluto è stato quello su spritz.it, dove mi chiamo leuconoe. mi ero appena fidanzata con l'uomo che poi avrei sposato ed ero una persona completamente diversa da ora, o almeno così sembra da quello che si legge. ero allegra e spensierata anche se abusavo di farmaci per dormire.
avevo vale ed euge, i miei due migliori amici, di loro parlo spesso in quel blog.
euge ora vive a londra e vale non mi vuole più vedere. e non vuole più vedere nemmeno euge.
dal 2009 non ho più sue notizie di prima mano.
andavo ai concerti di roy paci.
seguivo altri blog, tutti ormai inattivi, desolatamente inattivi. tra i vari spicca quello verde, del mio ex marito. ho riletto anche il suo. piccoli ricordi che non mi venivano più in mente da tanto tempo, raccontati con una prosa affine a quella di enrico brizzi nel libro "elogio di oscar firmian e del suo impeccabile stile", il suo peggiore libro.
perché riempirsi la bocca (o i polpastrelli) di paroloni e lambiccarsi su quali fossero i sinonimi più sofisticati dei termini da utilizzare, a scapito ovviamente delle subordinate, prediligendo una paratassi che manco la santacroce, piatta come le tette degli angeli, all'epoca pareva facesse estremamente figo. frasi brevi, altrimenti, elenco di incisi su incisi, a tagliuzzare i coglioni al povero lettore innocente un pezzettino per volta. ma siamo comunque figli degli anni novanta, degli smash mouth dei prodigy degli offspring dei NOFX, ma un cincinin "sopralamedia", quelli "studiati" mica come certi boarotti di campagna, oh no.
che ci piacciono e sono nostri amici, però...

morale della storia, io scrivevo meglio. la mia prosa era bella, snella, efficace. saporita al punto giusto. certo, qualche caduta di stile, qualche riflessione non esattamente ortodossa, come al solito. ma ero allenata e scrivevo, scrivevo tanto, sempre, non c'era ancora facebook, si parla del 2004, 2005, era il periodo in cui mi sono laureata. ero acculturata anche io, allora. non ancora avvizzita dal lavoro e dalla vita.
ma comunque, la ruggine alla lunga si mangia tutto ma proviamo ugualmente a scrostarla, perché certe mie personali associazioni di idee che fanno ridere le colleghe in treno sinceramente le considero preziose e ci tengo. quindi basta, bandiamo il modo indicativo, facciamo un po' di ginnastica e qualche settimana enigmistica ogni tanto. riduciamo l'utilizzo di facebook. proviamoci perché sarebbe tanto bello avere una nuova storia da raccontare e saperlo fare come dieci anni fa. mi dicono sia una questione di allenamento ma io agli allenamenti non ho mai creduto granché però cavolo, e non credi agli allenamenti, non credi in dio, non credi nell'omeopatia e neanche nell'agopuntura, non credi che le sigarette facciano davvero male non credi ai fantasmi al paranormale a Krishna insomma cara la mia Leuconoe in che cosa credi allora? almeno nell'allenamento.

dopo quel blog ce ne sono stati molti altri. alcuni se ne sono andati via con le fiamme purificatrici della vendita di Splinder, altri li ho cestinati io stessa innervosita dal troppo rileggermi e imbarazzata, soprattutto. uno dei più cari è il blog di pablino su unitedcats, quello c'è ancora. era un blog molto gentile e commovente.
uno insignificate è quello su iobloggo, una piattaforma insulsa. ho scelto per quell'occasione un template che pare una bomboniera di un battesimo zingaro.
perché siamo fatti in modo articolato e di facce ne abbiamo tante. ma insomma, bè, si ochei cioè insomma però.