lunedì 19 gennaio 2015

con un groppo in gola

Oggi va così, e no non possono essere gli ormoni secondo i miei calcoli dovrei essere a poco dopo metà ciclo quindi no, non è SPM.
oggi mi viene da piangere, per la troppa incontenibile emozione.
ieri sera ho scattato una foto a emme mentre impastava la pizza con l'impastatrice. da qualche ora lo vedevo particolarmente bello, sarà stata forse la nebbia che per tutta la giornata ci ha convinti a restare a casa a coccolarci e dormicchiare. ma il suo sorriso di ieri sera aveva qualcosa di talmente luminoso e gentile e avvolgente che volevo fotografarlo per poterlo vedere anche oggi, che è lunedì e sono tutto il giorno nel mio lontano ufficio (tugurio).
è venuta così bella, quella foto, che l'ho impostata come sfondo dello smartphone. ogni volta che controllo che ore sono schiaccio il bottone e vedo emme che sorride. nella nostra cucina. e mi viene da piangere. lo vedo felice con gli occhi neri e buoni e i suoi capelli neri neri e ricci, la sua felpa blu. quel modo un po' impacciato di tenere la testa e il collo, come se fosse appena sbarcato da un lungo viaggio in nave e avesse bisogno di sgranchirsi e fosse felice di essere finalmente arrivato.
avevo appena ritrovato il campanellino del gatto tesla, che ogni tanto si infila sotto al divano. tesla lo perde giocando, miagola un po', non riesce a prenderlo poi fa spallucce e gioca con qualcos'altro; quando glielo ritrovo però il gatto è entusiasta e per tutta la casa si sente scampanellare che neanche le renne di babbo natale scampanellano così tanto. Tesla ha persino imparato a riportarmelo quando glielo tiro.
con la foto il discorso c'entra perché avevo appena ritrovato il campanellino e si sentiva DINDINDIN DINDIDNDIN e io ed emme ridevamo di felicità. il campanellino ci mette sempre di buon umore, anche se magari di notte no, ma era sera e stavamo impastando la pizza. emme sorride e dal suo viso raggiante si può, concentrandosi, sentire quel campanellino.
la mia commozione è pazzesca. ricordo il profumo del forno che si scalda e l'odore della farina. sento il campanellino suonare. vedo gli occhi scintillanti di emme. la nostra cucina di legno dove poche ore prima ci eravamo amati, la tavola di legno per impastare che mi ha fabbricato mio padre e la luce del lampadario riflessa sul vetro, gli sgabelli sullo sfondo, l'atmosfera gialla arancio.
mi accade spesso di farmi mille domande su di che qualità sia questo amore: le convenzioni sociali, delle quali volente o nolente sono figlia anche io, mi imponevano, allora, di aspettare un ragionevole periodo di lutto dopo la separazione prima di innamorarmi di nuovo.
ma è passato un treno.
e se non ci salivo lo avrei perso per sempre.
l'ex marito l'ho amato ogni giorno con dolore, con soggezione, con angoscia. emme lo amo con tenerezza e un nodo in gola che non so spiegare. la sintonia tra di noi è enorme, ci capiamo all'istante, sentiamo le stesse cose e i nostri cuori sembra che battano lo stesso ritmo.
non si fa, non si devono fare paragoni, mai. me lo vieto. così come mi vieto di pensare alle convenzioni sociali con così tanta ossessione, ma le cose escono da portone e rientrano dal retro, camuffate e con altri documenti, ecco cosa succede quando mi impedisco qualcosa.
succede che mi sento in colpa e ingigantisco cose altrimenti piccole e anche belle tutto sommato.
guardo questa foto.
e cerco di godermi il batticuore.
senza dovermi chiudere in bagno a ricomporre la mia faccia.
non so l'amore che cosa sia, non lo saprò mai, non lo sapremo mai, semplicemente perché è troppo vicino e ci siamo immersi fino al collo, impossibile darci una definizione.

Nessun commento:

Posta un commento