lunedì 1 giugno 2015

l'illuminazione

venerdì sera emme aveva un impegno di lavoro. gli ho lasciato l'auto, sono rimasta a casa volentieri. non avevo voglia di vedere nessuno e sentivo di avere bisogno di raccogliermi a riflettere un po'. da sola.
e ho capito delle cose, delle cose spiacevoli, sull'incontro di martedì sera. sono giornate hot queste, a livello personale, però c'è anche da dire che le ovvietà spesso non le capiamo se non quando riusciamo a distaccarcene un attimo.
l'ex marito martedì sera aveva l'aria afflitta e io mi sono sentita male per lui. ma ragionando mi sono resa anche conto che lui ha sempre avuto l'aria afflitta.
con la sua faccia triste ha sempre ottenuto quello che voleva.
mai, nei nostri incontri, mi sono permessa di mostrarmi così! sono sempre stata triste, ma già da subito quando all'indomani della rottura sono passata nella ex casa a prendermi almeno i miei vestiti e le mutande, ho cercato di preservare lui da ulteriori sensi di colpa. immaginavo che già lasciare la moglie sia una decisione sofferta, non potevo aggravare il suo cuore della pena per me. c'è di più, io mi sentivo così fragile che non volevo la sua pena. volevo dargli l'impressione di essere forte, volevo che capisse che aveva lasciato una Regina, non una povera cucciola sperduta.
naturalmente la cosa mi costava un grosso sforzo, prima di andare studiavo e ripassavo la parte. ma questo mi ha dato una grande forza per andare avanti. tornavo a casa con un gran mal di testa e una grande voglia di piangere, ma ce la facevo, ce l'ho sempre fatta nonostante tutto. anche il momento più drammatico, che è stato quando alla vigilia dell'udienza sono andata da lui a spartirmi i mobili. e ci siamo trovati gli omini che avevano messo per decorare la torta nuziale e le bomboniere fatte da mia mamma all'uncinetto.
ho tenuto duro, ho ingoiato il boccone amaro e ho tirato fuori il sorriso (i coglioni).

ma lui? martedì?
dov'è la forza, dov'è la dignità? perché quella faccia? per fare sentire in colpa me, magari, che un pezzettino alla volta ho ricostruito la mia vita e sono diventata una persona felice? perché lamentarsi della stanchezza, perché fare l'aria contrita? quasi a punirmi?
dovevi forse essere l'unico, della mia vita, e ti secca che io stia bene, con un altro, con tutt'altra storia?

ho capito. ho capito che non sopporto le persone sleali. perché era sleale e cattivo fare questo a me, proprio a me che l'ho protetto dalla colpa e dalla tristezza. che andando avanti gli ho agevolato il lavoro.


6 commenti:

  1. non l'ho scritto nell'altro post...perchè forse era presto ma... chi è causa del suo mal (ed è recidivo) pianga sé stesso!
    Tu non hai solo "fatto" la forte. Tu lo sei stata e lo sei. Ovvio, in quel momento il tuo mondo era stato spazzato via, chi non avrebbe voglia di piangere? Ma hai tirato fuori i coglioni e la dignità. Chi non lo fa, non può biasimare o punire gli altri per averlo fato, dimostrando così che stanno meglio senza un palla al piede!

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    1. chissà quello è sempre stato il suo modus operandi. magari non lo ha fatto apposta. ma ogni svolta della vita DEVE costringerci a rivedere i nostri atteggiamenti, i nostri errori, e correggerci. ma è proprio vero, chi nasce tondo non muore quadro, a meno di un serissimo esame di coscienza, che non significa diventare vegetariani o buddisti e fare la pubblica espiazione.

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    2. esatto. oggi siamo quello che siamo anche grazie al passato. L'importante è imparare dagli errore e migliorarsi. Chi resta fermo nelle proprie posizioni non cresce e non si evolve!

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