martedì 4 febbraio 2014

non si dovrebbe

io faccio un lavoro che non c'entra niente con me, come del resto la maggior parte della gente. ultimamente ne soffro. e se però penso a cosa, quindi, sarebbe adatto a me, non mi viene in mente niente. se più banalmente pensassi a cosa avrei voglia di fare, direi semplicemente dormire piena imbottita di valium. per anni.
non ho voglia di stare sveglia, di pensare, ragionare, non ho voglia di niente, solo di dormire e simulare di non essere al mondo. simulare. magari cambierò idea, che ne so. ma sono stanca, così stanca, ma così stanca.
il mio responsabile del personale ed io purtroppo non andiamo d'accordo, proprio non ci piacciamo. a parte che mi chiede di fare cose che con la mia mansione non c'entrano, anche cose abbastanza imbarazzanti. a parte che mi vieta di stare in ferie per più di una settimana di seguito nonostante siano più di due anni che sto qui. a parte che mi riprende per cose futili e mi dice pure che sorrido troppo poco. e che dovrei fare gruppo. e stare in mezzo alle colleghe, mangiare in compagnia, divertirmi in compagnia. gli ho spiegato con parole gentili che chi si fa i cazzi suoi campa cent'anni ma credo non abbia capito. così come non si dà pace del mio atteggiamento da lupo solitario e prova a coinvolgermi con delle battute da far accapponare la pelle. ma a parte queste cose stupide, insomma, l'unica cosa vera e che resta è che non ci siamo simpatici, io con l'antipatia ho spesso a che fare, e mi regolo ignorandola. tu mi sei antipatico e io ti tengo CORTESEMENTE lontano. ti sorrido, ti dico buongiorno. ti tratto coi guanti. non ti offro appigli. ma proprio di nessun genere, né nel bene né nel male, e con me hai l'impressione di avere a che fare con un manichino, che non è una bella sensazione ma non puoi farci niente. ma siccome io con te ho invece l'impressione di avere a che fare con uno cui le segretarie quando era piccolo devono aver fatto del male, insomma, qui c'è qualcosa che non va.
fai anche tu il manichino con me, no? due manichini che non si pestano i piedi, si salutano meccanicamente. e magari alla lunga finiranno anche per starsi simpatici che ne so io, ma intanto no, proprio no. io gelida lui arrogante e poco rispettoso.
e questo mi fa arroventare i coglioni perché l'idea di stare qui dentro otto ore al dì con questo che come un avvoltoio mi si ... oddio. magari sono paranoie mie e basta. magari mi sento osservata ed è vero magari sono io ad osservarmi.
lavoro nel settore assicurativo.
ho un bell'orario e l'ufficio è vicino a casa. sono interinale, ho un contratto precario e sono quasi all'ultimo dei rinnovi concessi. lavoro spero abbastanza insomma oggi ho le vesciche alle mani vorrà pur dire qualcosa. dietro la facciata da grandi compagnone le mie colleghe nascondono grandi problemi. di alcune so qualcosa, di altre meno. quel qualcosa è così brutto che preferirei a volte non saperlo. ci sono donne che soffrono orribilmente e poi in ufficio vestono in tailleur e tacchi ed esibiscono un piglio da diavolo che veste prada. "fattela una scopata" si dice di loro. se solo sapeste. ecco io non so se quella sia forza, è vero che se salvi le apparenze prima o poi loro salvano te ma loro non hanno il coraggio di dire sto male sto di merda
o forse non hanno la debolezza di dirlo
quello che si vede è che sono integrate, parte di un meccanismo, perfettamente nel loro ambiente. io invece no, a pausa pranzo giro con amici che non hanno nulla a che spartire con il personale di un'agenzia assicurativa. io che amo gli animali, che amo stare da sola, che non curo granché la bellezza, l'igiene personale. l'abbigliamento. quando ho una saponetta e un deodorante sto a posto, una sola borsa alla volta, un solo paio di scarpe da buttare e rimpiazzare con un altro quando proprio hanno i buchi.
e la mia sigaretta in bocca a dimostrare che siamo tutti fragili, e vittime del vizio.
non posso definirmi infelice anche se piove da giorni e non si vede neanche un po' la fine del maltempo.
mi sento solo fuori luogo, in un posto che non c'entra con me, né so immaginare dove dovrei stare.
come un pantalone viola con delle scarpe marroni.

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