martedì 7 giugno 2016

de perto ninguem è normal - da vicino nessuno è normale

no. non l'ha detto Basaglia. è in raltà un verso di una canzone di Caetano Veloso, artista bossa nova tra i miei prediletti anche se come Joao Gilberto non ce n'è.
da vicino nessuno è normale, almeno così si dice, così si rassicura l'amico che dice "sono matto" con delle pacchette sulla spalla.
pat pat.
"de perto ninguem è normal"
l'amico, come si sente dire così, strabuzza incredulo gli occhi e si sente isolato, incompreso, pensa "ma come, io mi sento fuori di testa e questo mi fa pat pat "
eh vabbè
difatti, tanto per cambiare, mi sento molto ma molto confusa. non riesco a dormire, sono stanca ma non riesco a dormire. penso sempre al gattino Meucci, ora ha trovato una famiglia splendida. penso a quando l'ho portato sulla lettierina, e lui mi ha mostrato che sapeva fare la cacca da solo, aveva un visetto SERISSIMO e sembrava dicesse "la mia mamma mi ha insegnato che si fa così e così" con la minizampina in alto. visetto di 2 centimetri quadri.
una cosa tenerissima.
penso alle poppate tutte d'un fiato e al fatto che con il pancino pieno si addormentava col ciuccetto ancora in bocca. e le zampine che stringevano il mio polso. e addormentavo, mollava anche tanti calcetti, muoveva le orecchiette, i baffini, faceva tanti sogni.
il ricordo di meucci mi leva il sonno. mi manca mi manca da impazzire.
il latte in polvere per gattini sa profumo di galatine, e lo preparavo anche per pablino. nelle notti in solitudine a cazzago di pianiga, dove abitavo, quella maledetta estate in cui ha iniziato ad avere le convulsioni.
l'odore del latte in polvere mi ha proprio fatta ripiombare indietro di cinque anni, estate 2011. non c'è niente di più potente di un odore. e in quel periodo, sapone leniderm, latte in polvere per gattini, detersivo. sigarette. sono tutte cose che mi riportano lì, al mio primo figlio perché non mi vergogno a dirlo, pablino per me è stato un figlio, gravemente malato. che poi è morto.
ho spiegato ad emme le mie perplessità: se ho amato così tanto pably da rivederlo nello splendido meucci, ninetto capitatoci tra capo e collo così (e fortunatamente sano come un pesce, la sua nuova mamma mi manda le foto per whatsdapp, in una settimana è raddoppiato e fa delle facce impagabili di soddisfazione.... si lava, sorride, mangia, dorme corre e gioca come un fringuello ed è amatissimo)
come potrò amare un bambino?
senza pelo, senza coda, senza (scrivo le mie paure e non quello che penso che sarà, beninteso) una personalità prima di qualche mese? un bambolotto calvo e puzzolente? perché coi ruttini di Meucci mi squagliavo di tenerezza e temo i rutti di mio figlio e me li immagino disgustosi come quelli di un metallaro obeso e sudaticcio alla festa della birra?
emme dice che quello che dico è stupido e che non possiamo sapere cosa penseremo di nostro figlio prima che nasca, perché noi di figli non ne abbiamo mai avuti
io replico che sono un mostro anche solo ad averceli, certi pensieri. amo più i gattini di un bambino e quest'idea apparentemente stupida è sempre più reale e definita dentro di me. e mi toglie il sonno alla notte, mi fa piangere di giorno (fortuna che soffro di allergia e che gli antistaminici sono vietati in gravidanza, posso sempre dire dannati pollini)

da vicino nessuno è normale.
fai yoga, dicono. quando per me lo yoga è una delle ennesime sminchiate da fricchettoni orientali, buone solo per quelli che hanno voglia di sentirsi fricchettoni. lo chiamo PATTUME orientale, e lo infilo assieme a tutte quelle pratiche modaiole come il reiki, l'aromaterapia, l'omeopatia, l'agopuntura e stronzate varie.
su di me certe cose sortiscono l'effetto opposto e mi esplode l'embolo. ma perché cazzo devo stare calma, proprio ora che sto capendo quanto mostro sono^? come potrò essere meno mostro se prima non tocco i miei confini, le mie pareti nude dopo aver distrutto tutto di me stessa a sprangate? non voglio una yoga-sedazione. una meditazione per stare calma. un mantra da recitare per tornare nella gabbia dei matti.... e certo
al bar sarebbe più bello vedere la donna incinta (ormai si vede la pancia) pontificare di quanto felice e gioiosa sia la gravidanza, parlare di appuntamenti dall'ostetrica e di pratiche orientali così facili, così portatrici di pace. la tipica mamma di sinistra col vestitone a fiorami, nel sole, che sorseggia una tisana e racconta, compiaciuta, di quanto miracolosa sia la vita.
e no, ragazzi, non è questa la verità!
la verità è che fare un figlio porta con se milioni di domande sul fatto se saremo o meno adeguate al compito. se siamo sufficientemente buone, brave, e come a Natale essere felici è OBBLIGATORIO. pena la morte sociale.
e mi ripeto, lo so, ma io il secondo mese l'ho passato dicendo "è morto è morto è morto" e non sono pentita di averlo detto anche ad alta voce. perché le donne che fanno yoga, che si accarezzano la pancia perché l'ostetrica ha detto loro di farlo, che tremano all'idea di non amare abbastanza ma si vergognano di poterlo ammettere.... tutte quelle donne lì alla fine sono sole. e poi non mi meraviglio proprio per niente se grazie alla presunta pace dello yoga o dei falsi sorrisi avvengano infanticidi e delitti orribili. Medea i suoi figli li ha uccisi e macellati e serviti come cena. e io non voglio fare finta che queste cose non esistano, dentro al lato in ombra di ciascuno di noi e no.
nessuno da vicino è normale.